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Cresciuti sul web, noi pensiamo in modo differente. Per noi la capacità di trovare informazioni è elementare. [..] Sappiamo che troveremo l’informazione che cerchiamo su molte fonti, sappiamo come arrivarci, sappiamo come valutare la loro attendibilità. Abbiamo imparato ad accettare che troveremo molte risposte anziché una sola, e da queste possiamo dedurre la versione più probabile scartando quelle che ci sembrano meno credibili. Selezioniamo, filtriamo, ricordiamo e siamo disposti ad abbandonare le informazioni che abbiamo in favore di altre aggiornate e migliori, se ne troviamo.
E’ uno spezzone di un articolo che tenta di definire una generazione, cosa che non ti riesce facilmente se non sei Douglas Coupland. L’articolo in questione l’ho letto sull’Internazionale tempo fa e condiviso meccanicamente sui social. Mi sembrava una bella sviolinata alla nostra generazione, scritta senza troppa distanza di tempo per poter essere obiettivi e soprattutto scritta da un quasi coetaneo (l’autore è nato nel 1981), che alla fine tende a esaltare se stesso parlando bene di noi tutti.
Rileggendolo ieri però mi sono reso conto di un divario culturale fra le Generazioni che l’autore ha centrato pienamente, e che avevo sottovalutato.
I Millennials (la Generazione Y, Generazione Bim Bum Bam, insomma tutti i nati tra il 1978 ed il 1994, anno più anno meno) accedono diversamente alle informazioni, costruiscono la verità ascoltando molte voci e poi assemblandole. Nessuno prende una sola opinione come un oracolo, non c’è un ideologia predominante. Probabilmente non c’è neanche più una leadership.
Non ce ne rendiamo conto, ma cambiando il nostro modo di pensare stiamo cambiando un piccolo passettino alla volta anche il mondo che ci circonda. Proviamo a riflettere su quanto diversamente dai nostri genitori tendiamo ad informarci, a conoscere il mondo. Meno opinioni di grandi pensatori e più di persone come noi, meno quotidiani, riviste, giornali di partito e più conversazione con nostri pari.
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