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Sul web ci sono solo le critiche..

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Siamo in una guerra di transizione, la classica situazione in cui non è assolutamente più possibile mantenere l’atteggiamento tipicamente estraneo e superiore che ha sempre caratterizzato l’uomo occidentale di media cultura.

Ma c’è chi continua a farlo, e sono soprattutto appartenenti alle generazioni che ci precedono (con “ci” intendo includermi nella mia classe sociologica, i Millennials).

Una delle grandi novelle che si sente spesso è che il “popolo del Web” sia una massa di criticoni, gente che parla senza conoscere, anarchici, defraudatori della democrazia e sovvertitori del voto. Ah, che stronzata.
Non vuol dire che non vi siano elementi del genere, per carità, ma non li ha certo inventati la rete. Internet non ha cambiato le persone, il loro modo di ragionare, le loro convinzioni. Ha semplicemente connesso le persone aiutandole a comunicare.

E ciò significa che mentre 20 anni si potevano fare scelte politiche, discussioni e quant’altro in una sostanziale tranquillità smorzata da riunioni, feste di partito e dibattiti pubblici oggi è bastevole accendere il PC per avere fiumi di parole (ed anche di critiche) in pochi minuti. Segno dei tempi, ovviamente. Ma segno soprattutto della scarsa propensione ad adattarsi ai tempi.

Perchè alla fine basterebbe soltanto un minimo di umiltà.

Sovvertendo le normali abitudini di pensiero della nostra classe politica si può pensare che non necessariamente un contestatore è un fazioso. Potrebbe essere un esperto di alcune tematiche che magari ha davvero delle soluzioni utili. Magari davvero può aiutare il politico di turno a prendere la giusta decisione.

Quindi, perchè non leggere ciò che ha da dire?! Nella peggiore delle ipotesi, saranno stati 5 minuti buttati. Oppure un’incazzatura gratuita. Ma il politico che abbia spalle sufficientemente grandi può sopportare ed andare avanti.

Ciò che davvero serve è una seria e competente analisi dei dati. Non pagine Facebook che spariscono dopo le elezioni, non blog fatiscenti, non volantini e partecipazione alle discussioni solo nel periodo elettorale. Ciò che davvero serve è un monitoraggio costante, un ascolto della cittadinanza continuo che possa essere anche di aiuto nelle decisioni.

Un altro canale dove ascoltare, da sommare agli altri metodi canonici. I nativi digitali arriveranno nel 2020 ad essere la maggioranza delle persone, continueranno ad informarsi con la rete ritenendola più equa. Solo chi per primo capirà il modo di comunicare di questa classe sociologica potrà avere successo.

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