etica

Esperimenti 3D

Mi rendo conto che è una cosa da nerd-tecnofili, ma il movimento di persone e idee che si sta sviluppando attorno alle stampanti 3D per me è una cosa troppo affascinante, che non confinerei solo nel mondo degli appassionati. O meglio, oggi lo è, ma non resterà a lungo roba di nicchia.

Intanto ci sono delle persone che stanno sperimentando, come Amanda Ghassaei, che ha stampato un vinile a 33rpm tramite una stampante 3D solo per il gusto di provarci. Il vinile è ascoltabile su qualunque apparecchiatura classica anche se, come scrive lei stessa, essendo una prova non si è preoccupata particolarmente di ottimizzare l’audio (che è di scarsa qualità, con una frequenza di campionamento che è 1/4 di quella di un Cd audio e 1/3 di quella degli Mp3).

The audio on the records is very low resolution, it has a sampling rate of 11kHz (a quarter of typical mp3 audio) and 5-6bit resolution (less than one thousandth of the resolution of typical 16 bit audio), but the result is easily recognizable.

Altro particolare di rilievo: il suo lavoro, il codice, i modelli 3D e tutto il processo di creazione sono aperti e disponibili gratuitamente su http://www.instructables.com/id/3D-Printed-Record/

E poi, volendo parlare del potere di Internet, una considerazione al volo: Queste cose prima non si potevano fare, oggi sì. Bisogna solo volerle fare.

3D Printed Record from Amanda Ghassaei on Vimeo.

Note:

Grazie della segnalazione al mio amico Marco Dal Pozzo, a sua volta consigliato da questo post di Quintarelli
Maggiori informazioni sul progetto e sull’autore si trovano qui.

comunicazione

La nuova fase di Agorà Digitale

I miei ultimi 2 mesi sono stati spesi su questo sito (dato il mio ingrato mestiere) e in maniera più ampia nell’associazione Agorà Digitale.

Homepage Agorà Digitale

Non servono troppe presentazioni, basta cliccare sull’immagine o digitare www.agoradigitale.org, per soddisfare la curiosità di conoscerci.

Ma capita anche che nel mondo dell’iper-comunicazione ci siano delle cose che non si dicano, delle cose che le mille storie di un sito di informazione e attivismo come il nostro non dicono.

I progetti della nostra Associazione non li raccontiamo, ma li lasciamo intendere tra le righe. La fortuna è che se non si dovessero intuire facilmente, comunque basterà un minimo di pazienza. Non manca poi molto.

politicatecnologia

Obama (and OpenGov) wins!

Home page di Slate dopo la vittoria di Obama

Il giorno dopo la vittoria di Obama è quello giusto per celebrare non la sua vittoria, ma quella del suo modello di comunicazione.

Tralasciando i ragionamenti sul contesto di questa vittoria, anche perchè il solo fatto di avere una connessione internet e del tempo da spendere non significa avere la possibilità di indagare sul contesto, posso ragionare soltanto sulla sua figura di comunicatore.
Ciò che io vedo, dall’America e mediato da diversi passaggi attraverso schermi e pensieri di altre persone, è il suo modo di comunicare. Ed è quello che stupisce, perché è qualcosa di straordinario. Ottimista, sorridente, gioviale (ricordo il video in cui entra in un bar ed un cliente lo abbraccia; riusciamo ad immaginare una cosa del genere in Italia?) ai limiti dell’indecenza in un tale periodo di pessimismo cronico.

Basti pensare all’esordio nella Casa Bianca di 4 anni fa, in cui nel giorno stesso della presa di potere scrive un memorandum alle agenzie del governo federale in cui dice:

La mia amministrazione si è impegnata a creare un livello di apertura senza precedenti nel governo.
Lavoreremo insieme per assicurarci la fiducia nel pubblico e stabilire un sistema di trasparenza, partecipazione dei cittadini e collaborazione. L’apertura rafforzerà la nostra democrazia e l’efficacia dell’azione di governo [..]
La mia amministrazione prenderà misure appropriate [..] per rivelare le informazioni rapidamente e in modo che il pubblico possa trovarle e usarle con facilità. I dipartimenti esecutivi e le agenzie devono sfruttare le nuove tecnologie per mettere online le informazioni sulle proprie attività e le proprie decisioni e renderle rapidamente disponibili al pubblico. I dipartimenti esecutivi e le agenzie dovrebbero anche sollecitare il contributo del pubblico per identificare quali sono le informazioni più utili

Questo diventerà poi l’Open Government Initiative.

Il primo presidente della storia Open è stato appunto il primo a capire che il mezzo Internet è un metodo nuovo di comunicare in cui non si possono mettere solo oggetti in vetrina, in cui non bisogna preparare interventi di 15 secondi per il TG della sera e ripeterlo 8 volte di fronte ad 8 telecamere diverse. Bisogna cambiare paradigma, ed il consenso passa attraverso nuove forme di comunicazione.
Bisogna chiamare le persone a raccolta, perchè sono sempre di più dei milionari, bisogna coinvolgerle. Creando iniziative nazionali, ma anche locali, creando piattaforme di civic engagement per avvicinare in modo trasparente le istituzioni ai cittadini.

Per capire di cosa vado blaterando è utile scorrersi questa presentazione di uno che ne capisce molto più di me, e per questo ci lavora con questi argomenti. Dino Amenduni confronta la vecchia comunicazione politica del Self Branding che tanto è andata negli anni televisivi e la confronta con l’attuale scenario, ricavando un dato molto utile.
C’è una scarsissima fiducia nella politica, ma le pagine web e i profili social dei politici sono frequentatissimi. E’ basso però il livello di interazione, quasi a testimoniare che per il momento ci accontentiamo di controllare. Questo, secondo l’autore, significa che si necessita sempre più di un cambio di paradigma in quanto l’attuale comunicazione politica non raggiunge i suoi livelli minimi qualitativi (a parte qualche rara eccezione).

Quindi, non ci resta che aspettare cambi di paradigmi anche da noi. Che arriveranno presto, sicuramente. O forse sono già arrivati?!

comunicazione

Per fortuna intervengono da Wikipedia (di nuovo)

DDL3491 Banner Wikipedia Oct2012

E’ successo di nuovo. Ancora una legge che tenta di limitare l’espressione sul web, ma soprattutto ancora una legge che  obbligherebbe ad alterare i contenuti indipendentemente dalla loro veridicità.

Insomma, il discorso è sempre lo stesso. Ogni norma che si vuole introdurre ha il solo scopo di tagliare senza verificare, di limitare i problemi nascondendoli. Di delegittimare.

Che la Rete vada normata siamo d’accordo, ma farlo così significa soltanto bloccare, non normare. Essendo conclamata l’italica insufficienza si ha spesso l’impressione che sia necessario un intervento esterno in soccorso, e questa volta a proteggerci contro leggi storpiature e liberticide interviene Wikipedia, che con le sue 10 milioni di pagine viste al giorno può diffondere bene il messaggio.

A tal proposito è utile ascoltare l’intervista dell’amico Marco Ciaffone ad Alessandro Gilioli, della quale allego il video a seguire e che si può approfondire nel suo articolo qui..