politicatecnologia

Esperimenti di democrazia liquida

Con la conferenza stampa di presentazione di Servizio Pubblico di questa mattina sembra essersi aperto un nuovo varco. Il varco è nell’utilizzo di LiquidFeedback: «L’obiettivo è dimostrare che si può creare un programma politico dal basso, sulla scia dei Pirati tedeschi».

Ma cos’è LiquidFeedback?

Liquid Feedback è un software libero che si basa sul concetto di democrazia liquida, creato appunto dal Partito Pirata Tedesco. Il software è liberamente scaricabile ed installabile, esiste dal 2010 ed è frutto di alcune riflessioni basate sulla partecipazione sul web, basate principalmente sui limiti della democrazia diretta, sul “dominio degli estroversi” e sul tempo a disposizione di ognuno per partecipare attivamente.

Il fulcro è, per non avvantaggiare gli utenti che più presenziano le discussioni e per venire incontro ai limiti di conoscenza di ognuno, nel sistema delle deleghe. Si può partecipare ad ogni discussione, ma ci sarà sempre una disparità di preparazione tra i votanti. Perciò si presuppone che un buon utilizzatore, cosciente di questo, si renda conto dei propri limiti e deleghi altri che ritiene preparati in determinati argomenti.

Per i programmatori, gli esperti, i ricercatori, gli hacker, è stato per mesi argomento di enormi discussioni e di trattati filosofici difficili da seguire, dove si sono incontrate discussioni tecniche, sociali e matematiche. Il risultato finale è un sistema ritenuto soddisfacente ma assolutamente da migliorare (infatti il Partito Pirata tedesco ha aperto tre gruppi di ricerca per cercare delle alternative) e, soprattutto, da testare.

Quali prospettive?

E’ un test di usabilità della piattaforma di eDemocracy che consentirà di capire i limiti ed i punti di forza di questo e di nuovi sistemi di consultazione.

E’ un processo di sviluppo, del tipo learning by doing (imparare il funzionamento mentre lo si usa). Osservando lo sviluppo del web negli ultimi decenni, tutto è andato così. Ogni nuovo  software ha soppiantato il precedente migliorandolo, e così continuerà.

E’ un esperimento di fusione tra discussione televisiva e sul web, quella crossmedialità che sembra essere l’unico futuro possibile per l’informazione.

E’ anche un rischio, perché non è chiaro quale indirizzo si voglia dare al sistema da parte di chi l’ha creato: creazione di un partito, scelta di un leader, creazione della scaletta del programma, valorizzazione dell’intelligenza collettiva nella definizione delle priorità. Molto dipenderà dall’evolversi della trasmissione e da come risponderà il pubblico, e per quello non possiamo che attendere (giovedì sera comincia la trasmissione, per la prima puntata ci saranno Renzi, Fini e Della Valle).

Su questo tema io non mi sbilancio, per ragionare sui possibili scenari dal punto di vista della metodologia politica e dell’utilizzo della piattaforma è senza dubbio meglio leggere questo articolo di Luca De Biase http://blog.debiase.com/2012/10/programma-liquido-servizio-pubblico-e-liquidfeedback

E io che c’entro?

Sono interessato alla parte di testing, dato che assieme ai ragazzi di Agorà Digitale stiamo percorrendo la stessa strada e ci troviamo tra i partecipanti alla fase di sviluppo. Non solo, l’argomento mi attrae anche culturalmente per mille motivi, tutti al di là della politica. E’ il fascino del percorso in atto e l’idea di parteciparvi il motore di tutto.

E poi perché per chiedere agli utenti di collaborare, bisogna iniziare facendolo noi per primi.

 

 

comunicazione

Mappa delle ideologie nella Rete

Dono e relazioni contro commercializzazione dei bit; ottimismo sulla storia digitale contro scetticismo della ragione.

Seguendo queste 4 coordinate sui 2 assi si ottiene un nuovo sistema, dell’analisi del pensiero Internettiano.

E’ banale constatare che Internet ha reso possibile l’accesso indiscriminato ad ogni tipo di pensiero, anche quelli di cui si sarebbe potuto benissimo fare a meno (questo blog è qui per dimostrarlo).
La cosa meno banale è constatare che non siamo sempre adeguatamente informati nella scelta del percorso che seguiamo online. La rete è troppo più vasta, enormemente più vasta di qualsiasi televisore immaginato, di qualsiasi digitale terrestre e l’informazione corre più veloce che in una qualsiasi biblioteca. Ciò vuol dire che non sempre riusciamo ad accertarci del posto dove ci troviamo e di quanto possiamo fidarci (canale TV) e non sempre riusciamo a ragionare su un determinato argomento, criticarlo e tirarne le conclusioni (libro).

Questo per dire che diventa tutto un discorso di fiducia, quindi. Allora quando si legge online, soprattutto quello che riguarda la Rete, le sue prospettive, il modo di guadagnare (soldi o consenso), ecc.. bisogna capire un momento dove ci troviamo.
Fermarsi. Vedere chi è l’interlocutore. Capire come la pensa e dove lo possiamo collocare.

Ed in questo sto scoprendo essermi di grande aiuto questa mappa concettuale delle ideologie nella Rete.
Aprocciando con un certo relativismo alla mappa parto dall’idea che una verità assoluta non esiste, ma cerco nei limiti del possibile di conoscere le idee di quelli che si trovano su posizioni eterogenee. Qualcosa dovrò tirarci fuori, no?

😉

Mappa concettuale delle ideologie nella Rete

PS per il momento ho letto Shirky, Weinberger, Carr, Godin. Per bilanciare dovrei leggere Geert Lovink, o Morozov. Mhh.

etica

Fase 2 della RENA Summer School: Disperdersi e connettersi

Autobus. Clacson. Metro. Autostrade, soprattutto la A24 Roma-L’Aquila, sotto e sopra. E poi ore e ore di web, siti, campagne, al lavoro ed in continua formazione, molte delle quali vissute in totale solitudine lavorativa.

Se penso ai miei ultimi mesi oggi queste sono le prime immagini che mi saltano alla mente. E ricordo anche le emozioni che li hanno circondati, a cominciare dallo scetticismo con cui mi sono avvicinato anche a questa esperienza. E sì, mi dicevo, sarà la solita serie di presentazioni in cui ognuno mette in mostra i propri muscoli, in cui ognuno promuove se stesso fino allo sfinimento, memore di altre esperienze e conferenze a cui ho partecipato (l’ho confidato anche ad Eleonora e Nicola nel nostro viaggio Roma-Matera).

Logo RENAPoi è iniziata la RENA Summer School. Senza entrare nel merito delle lezioni, delle quali si possono trovare cenni cercando #RENASSchool su Twitter oppure dal Diario di Bordo su progetto-rena.it, voglio raccontare come sia stata travolgente, piena di impegni quotidiani (e notturni) eppure così a misura di pensiero, interattiva per il fatto che il docente non avesse possibilità di proseguire 2 minuti senza essere interrotto da domande, il che rende la lezione più partecipata e più viva. Ma anche varia, aperta a diverse tipologie di interventi anche molto discordanti tra loro, appunto:

Tutto questo ha distrutto lo scetticismo iniziale a poco a poco, mi ha fatto capire cosa sia RENA davvero. Soprattutto scoprendo tutto quello che non si può trovare online, ovvero la grandezza della macchina organizzativa e delle persone che la compongono, la complessità delle scelte da prendere, la passione ed il divertimento che mettono nel progetto.

Ed ho capito che se sei circondato di persone creative è impossibile non essere ottimista. Questo è il motivo per cui dobbiamo ritrovarci e connetterci, dopo esserci dispersi per varie parti di Italia.

#grazieRENA, grazie Francesca Claudia Pierpaolo Davide Mariella Angelo e tutti gli altri… Credo che vi sarò riconoscente a lungo, e spero di riuscire a ripagarvi.

Aggiornamento: A proposito della A24 Roma – L’Aquila, del suo misticismo e degli incontri che si possono fare … segui questo link a YouTube!  😉

comunicazionepolitica

Sul web ci sono solo le critiche..

Siamo in una guerra di transizione, la classica situazione in cui non è assolutamente più possibile mantenere l’atteggiamento tipicamente estraneo e superiore che ha sempre caratterizzato l’uomo occidentale di media cultura.

Ma c’è chi continua a farlo, e sono soprattutto appartenenti alle generazioni che ci precedono (con “ci” intendo includermi nella mia classe sociologica, i Millennials).

Una delle grandi novelle che si sente spesso è che il “popolo del Web” sia una massa di criticoni, gente che parla senza conoscere, anarchici, defraudatori della democrazia e sovvertitori del voto. Ah, che stronzata.
Non vuol dire che non vi siano elementi del genere, per carità, ma non li ha certo inventati la rete. Internet non ha cambiato le persone, il loro modo di ragionare, le loro convinzioni. Ha semplicemente connesso le persone aiutandole a comunicare.

E ciò significa che mentre 20 anni si potevano fare scelte politiche, discussioni e quant’altro in una sostanziale tranquillità smorzata da riunioni, feste di partito e dibattiti pubblici oggi è bastevole accendere il PC per avere fiumi di parole (ed anche di critiche) in pochi minuti. Segno dei tempi, ovviamente. Ma segno soprattutto della scarsa propensione ad adattarsi ai tempi.

Perchè alla fine basterebbe soltanto un minimo di umiltà.

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